I fronti siriano e del Donbass: due palcoscenici di una singola guerra




I fronti siriano e del Donbass: due palcoscenici di una singola guerra

Articolo di Robert Steuckers pubblicato da Katehon il 16 Giugno 2016
Traduzione in Italiano a cura di Raffaele Ucci per SakerItalia.it

 Ho sempre insistito sul fatto che entrambi questi teatri di guerra fossero strategicamente collegati. Sarebbe stupido credere che la situazione siriana non abbia nulla a che fare con lo stallo in Ucraina orientale. Storicamente, entrambe le aree sono cosiddette “regioni d’ingresso” sul rimland attorno all’heartland dominato dalla Russia, come il geostratega Saul B. Cohen ha dimostrato nei suoi lavori. Dato che i geopolitici globalisti degli Stati Uniti mirano ad impedire qualsiasi sinergia pan-asiatica nel Vecchio Mondo (o nel World Island, per usare un termine di Mackinder) o qualsiasi cooperazione a lungo termine tra l’Europa centrale e la Russia, è piuttosto naturale che vengano lasciate organizzare scaramucce o guerre a lungo termine da vari sicari su territori che potrebbero avere un’importante funzione di collegamento tra importanti regioni del continente eurasiatico.

L’attuale territorio ucraino ad est della Crimea collegava, all’epoca di Marco Polo e persino successivamente ai grandi khan mongoli, l’Europa (rappresentata dalle basi commerciali genovesi e veneziane) all’Asia. La costa siriana era la porta d’ingresso alle lunghe vie terrestri verso l’India e la Cina. La vitale necessità di controllarla condusse alle otto crociate mosse dall’Europa occidentale durante il nostro medioevo (Spengler ha spiegato perché la nozione di medioevo sia valida solo per l’Europa).

Le realtà geografiche sono stabili e permanenti. Hanno una reale importanza, e tutte le dissimulazioni idealistiche create per muovere guerre inutili o ritardare le guerre (Carl Schmitt) sono solo ponderosi oneri parassitari per accecare i più ingenui. Questo è quello che Mackinder ha cercato di spiegare nel suo libro troppo spesso dimenticato Ideali e Realtà Democratiche (diverse edizioni modificate tra il 1919 e il 1947). Oggi queste due regioni d’ingresso, se venissero pacificate, potrebbero assicurare il transito di beni e materiali grezzi per mezzo di strade, oleodotti e ferrovie tra Asia orientale, Iran ed Europa (nel caso della Siria) e tra Cina, Russia e Germania (nel caso dell’Ucraina).

Ciò che conta oggi sono quelli che chiamerei progetti post-Marxisti e “Lististi” che la Cina sta mettendo in cantiere grazie alla sua sovrabbondanza di denaro e al suo ruolo all’interno della struttura dei BRICS o del Gruppo di Shanghai, col consenso di Kazakistan e Russia. Parlo di prospettiva “Listista” sull’organizzazione continentale perché il principale teorico dello sviluppo nella storia mondiale è indubbiamente Friedrich List. Ha aiutato a sviluppare il sistema di comunicazioni su rotaia nella Germania del 19° secolo, accelerando l’unificazione del paese e la sua industrializzazione. Senza List, nessuno avrebbe mai parlato della Germania come potenza politica ed economica. Ha favorito anche la creazione di canali sia negli Stati Uniti (diventò cittadino americano) per collegare l’area dei Grandi Laghi con i porti della costa est, che in Germania, per collegare tutti i bacini fluviali tra la Vistola e la Mosa nel Bassopiano dell’Europa Settentrionale dominato dalla Prussia. Senza il genio di List, nessuno avrebbe mai parlato nemmeno di un’America prima potenza agricola globale, dato che la Corn Belt [La regione americana dove è prevalente la coltivazione del mais, NdT] non avrebbe potuto essere adeguatamente sfruttata senza un collegamento alla costa atlantica tramite trasporti industriali.

Secondo List, che pensava in termini continentali multipolari e favoriva progetti di unificazione “morbida” sotto la guida dello sviluppo tecnologico, il ruolo dello stato era sponsorizzare le comunicazioni per aiutare lo sviluppo e fare in modo che le forze industriali e tecnologiche private prosperassero (Schumpeter). In questo senso, List era un “liberale costruttivo”, la figura principe di un’efficiente pratica non conservatrice che avrebbe potuto annientare gli aspetti negativi della comune ideologia liberale.

I pionieri cinesi alla fine del moribondo Impero cinese nei tardi anni ’90 dell’800 e all’inizio della sfida repubblicana che portò alla rivoluzione del nazionalista Sun Yat-sen nel 1911, erano tutti ispirati soprattutto da List, che aveva parecchi discepoli cinesi. Dopo i paralizzanti problemi della guerra civile e il dissenso causato dai signori della guerra, dalla lunga occupazione giapponese, dal dominio comunista e dalla Rivoluzione Culturale, la Cina abbandonò in segreto tutte le falsità Marxiste dell’era Maoista (in modo non troppo evidente così da non creare troppa preoccupazione tra le masse e i membri del partito). Di fatto riscoprì List e i suoi successivi seguaci, e programmò piani simili a quelli che lui una volta stilò per gli Stati Uniti e la Germania.

Questi piani diedero potenza economica, industriale e agricola ad entrambi i paesi. Le attuali divagazioni ideologiche inducono confusione e creano conflitti, così che non si ripetano piani positivi per sviluppare vie di comunicazione create e ottenute per il beneficio di tutti i popoli sulla Terra. Perciò, orribili e inutili guerre vengono mosse in Siria e nel Donbass, e potrebbero essere estese dal Caucaso (Cecenia, Daghestan, Ossezia) alla Turchia orientale (i Curdi contro il governo turco), bloccando per lunghi decenni la possibilità di espandere ferrovie, oleodotti e strade.

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