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Durante el periodo que transcurre entre el final de la Gran Guerra y la toma del poder por Adolf Hitler, se desarrolla en Alemania un vasto y plural movimiento nacionalista, de carácter radical y antiburgués, que contara en sus filas, entre otros intelectuales, con Thomas Mann, Ernst Jünger, Friedrich Georg, Oswald Spengler, Ernst von Salomon, Carl Schmitt, Hans F. K. Günter, Werner Sombart, Rainer Maria Rilke y Max Scheler.
Para la historiografía antifascista, la Konservative Revolution no sería otra cosa que la génesis del nazismo. Para los revisionistas de la historia del siglo XX se trata, por contra, de la última revuelta contra el mundo moderno heredero directo de la revolución francesa de 1789. Los artículos publicados en este volumen tratan, en una verdadera introducción al tema, de dar luz a una cuestión candente en ambientes franco-germanos, pero absolutamente inédita en nuestro país. |
Tusk: creatore di un movimento della gioventù drasticamente antiborghese
Tra i movimenti della gioventù ce n'è uno che è particolarmente noto per il suo radicalismo antiborghese: la DJ.1.11. o la Deutsche Jungenschaft 1.11. (1 novembre, data della sua fondazione). Il radicalismo di questo movimento è dovuto essenzialmente alla personalità del suo capo e fondatore: Eberhard Koebel, detto "Tusk". Nato nel 1907 a Stoccarda, figlio di un alto funzionario, Eberhard aderirà molto giovane ai Wandervögel, più tardi passerà ai Freischar dei quali diverrà "Gaufuhrer" a Wurtember nel 1928. Questo piccolo uomo, nervoso ed energico non fu in alcun modo un teorico. Fu sopratutto un artista che rivoluzionò lo "stile" dei movimenti della gioventù dando un aspetto moderno alle sue riviste, conferendogli una grafica audace, moderna e pulita.
La sua notorietà nel movimento e in tutta la Germania si deve sopratutto alle sue innovazioni. E queste non sono state solo di ordine grafico. Infaticabile viaggiatore, Koebel aveva visitato e vissuto con i lapponi, attraversato il nord della Russia europea, sbarcato in Novaja Zemlja. Dai suoi viaggi inediti e originali riporta indietro, oltre al suo soprannome "Tusk" ("Il tedesco" in scandinavo, la Kohte (tenda lappone), la balalaika e il banjo. Questa tenda nera e questi strumenti musicali saranno adottati con entusiasmo dai giovani. "Vivendo con intensità" Koebel percorre il suo paese in moto (un altro tratto di modernismo) per reclutare nuovi membri. Gli antiborghesi di Tusk si scinderanno dalla Freischar l'1 novembre 1929 riunendosi sotto la bandiera della DJ.1.11. Tusk imprimerà al suo movimento uno stile originale e un'etica nuova. Il suo stile e la sua etica si imporranno nel campo che organizzerà nel 1931 (Sühlager).
Uno stile nasce: freddo e ieratico nei suoi aspetti esteriori, incandescente e folle nella sua dimensione interiore. Tusk elimina il romanticismo trasognante dei vecchi Wandervögel che idealizzava eccessivamente il Medioevo con il rischio di degenerare in inezie, nel kitsch alla Hollywood. Koebel è in questo contemporaneo dei futuristi italiani e di
Il nazionalismo di Tusk non è ostile alla Russia. Questo immenso paese, per lui come per
Con questo stile, che implica una rottura totale con il mondo adulto e borghese, Tusk realizza radicalmente i propositi iniziali del movimento della gioventù. Un giorno dirá: "La gioventù è il valore e la maturità è a priori una cosa negativa". Per Tusk, platonico senza saperlo i giovani andrebbero separati dai compromessi che impone il mondo adulto. Andrebbero preservati dai miasmi dell'imborghesimento. Tusk lotterà in questa direzione contro i movimenti il cui stile non provoca questa rottura terapeutica. Gli ideologemi del popolo (Volk), della Patria (Heimat) e del Reich che mobilitano il mondo degli adulti devono cedere il passo al concetto radicale di Ordine. "L'Ordine scrive Tusk va concepito come una comunità libera da tutti i compromessi con le cose passate, dove il giovane trova la sede del suo essere".
Con la volontà di creare un ordine impermeabile alle influenze deteriori della società liberale, Tusk oppone due modelli antropologici antagonisti; uno constituisce l'ideale da realizzare, l'altro rappresenta la negazione del primo, il polo negativo. Quest'ultimo lo definisce il modello ripetitivo. "E' il modello dell'uomo parassita che vegeta nel massimo confort possibile, non è mai malato, vive il maggior tempo possibile, non soffre fisicamente, non esprime mai le sue idee, ama ripetere quello che è stato già detto, è felice quando la routine quotidiana si svolge senza grossi problemi. Di fronte alle pecore della ripetizione si erge l'uomo dell'Ordine libero da tutti i tipi di obbligazioni rispettose delle visioni del mondo obsolete, libero di non ripetere gli slogans conformisti, libero di adottare i suoi modi di vita e le sue idee". Simbolo di questa attitudine verso la vita è l'"Ersbrecher", il rompighiaccio.
Per "rompere il ghiaccio" che congela la società, le forme e le idee, l'Ordine deve creare una disciplina di ferro. Bisogna obbedire ai superiori, obbedendo senza discutere perché questa obbedienza dà alla luce la libertà, provoca la rottura. Gli abiti del membro dell'ordine devono essere impeccabili e il suo linguaggio depurato da volgarità e bestemmie.
Ma l'Ordine non resisterà intatto sotto la pressione delle passioni politiche. Tusk sceglierà prima il NSDAP, poi il
Questa posizione tra due fuochi è difficile da mantenere. Nel gennaio del 1934 Tusk sarà arrestato dalla Gestapo, ma fugge e nella fuga si frattura il cranio. Rimesso in libertà si rifugia in Svezia dove porrà fine alla sua vita pubblica. La malattia si impadronisce di lui e non lo lascia più. A Londra, seconda tappa del suo esilio cercherà di guadagnarsi il pane come fotografo e professore di lingue orientali. Gli esiliati comunisti accetteranno di ascoltarlo ma non accetteranno la sua candidatura come membro. Tutti i suoi tentativi di riprendere la lotta falliranno. Dopo la guerra non uscirà più da Berlino Est. Morirá nel 1955 all'età di 48 anni.
Tusk: una figura da riscoprire. Una figura che riassume fino in fondo tutta la filosofia tedesca da
Herder in poi. Una filosofia che privilegia nelle sue esplorazioni dell'avventura umana i balbettii primordiali alle produzioni dell'età matura. Una filosofia che si lancia a corpo morto nel mondo omerico e che respinge le prelibatezze ellenistiche... Il culto della Russia e del Samurai si riuniscono in questa vecchia opzione. Tusk: una figura al di là della destra e della sinistra e delle loro insufficienze politiche.(trad. it. di Bertrand Eeckhout, Tusk: creador de un movimiento de juventud radicalmente antiburgues, in "Disidencias", http://www.arrakis.es/~fsln/ale-4.htm)
Publié sous le pseudonyme de "Bertrand Eeckhoudt".
ÍNDICE
Nota del Editor
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Nota del editor
Hace algunos años, leyendo un clásico del antifascismo contemporáneo como es la obra Fascismo y dictadura*, de Nicos Poulantzas, me tropecé -de paso- con un aspecto hasta entonces para mí absolutamente desconocido. Confieso que, si el libro de Poulantzas, lastrado terriblemente por una interpretación economicista y mecanicista, me aclaró bien pocas cosas sobre los fascismos italiano y alemán -sobre todo la razón última de porqué fué derrotada la clase obrera en aquellos países-, me dejó con un interrogante aún mayor sobre aquellos otros grupos nacionalistas radicales que, en la Alemania de Weimar y al margen del partido nacionalsocialista, fueron hostiles no sólo al sistema surgido del Tratado de Versalles sino a todo lo que representara espíritu burgués occidental e, incluso, al nacional-socialismo institucional. Al referirse a ellos, Poulantzas los despachaba como organizaciones que abrazarían una "ideología feudal transformada", una "ideología imperialista feudal", un "romanticismo reaccionario vulgar" y un "socialismo feudal": esto es, la habitual jerga marxista que, en lugar de ilustrar científicamente, oscurece todo cuanto aborda. Así, cuando se refería a los intelectuales que apoyaron tales posiciones, la palabra intelectual aparecía entrecomillada, surgiendo muy de pasada los nombres de Ernst von Salomón y Oswald Spengler, así como los de algunas organizaciones en la órbita de la Konservative Revolution. En definitiva, Poulantzas acababa por esquivar cualquier profundización en el marco de las luchas político-ideológicas en la Alemania de 1918-1933 con un sorprendente: "Sería fastidioso entrar en detalles" (¡sic!). No tuve mucha más suerte -lo reconozco- en otros campos de la historiografía contemporánea -Jean-Pierre Faye-, incluida la no marxista -Alastair Hamilton. Al final, mi toma de contacto con ciertos aspectos de la cultura alternativa alemana a través de estudios de la Nouvelle Droite -fundamentalmente por medio de las revistas Nouvelle Ecole, Vouloir y Diorama Letterario-, nos han permitido descubrir un mundo lo suficientemente atractivo como para consagrarle este primer libro que al mercado lanza Ediciones Acebo Dorado con el patrocinio de la Asociación Cultural Disidencias: nos, referirnos -obviamente- al universo de la Konservative Revolution o Revolución Conservadora alemana que el lector, al avanzar en la lectura, observará que bien poco tiene que ver con esa purulenta y cotidiana agresión del mismo nombre anidada por Ronald Reagan y alentada posterioremente por sus yuppies, brokers, rambos, telepredicadores y demás fauna, en la pretensión de liquidar el transcurso de la Historia y dar el golpe de gracia a todo atisbo de inteligencia, haciendo realidad aceleradamente las inquietantes premoniciones de los Aldous Huxley, Ray Bradbury y George Orwell. Parece obvio que, para nosotros, jóvenes disidentes, ahondar en este aspecto de la historia de nuestro continente, desconocido sin duda para buena parte del público español, pero del que ya existe una abundantísima producción literaria en inglés, francés y, sobre todo, en alemán, no sólo no es fastidioso sino que lo consideramos oportuno en aras a contribuir, desde nuestras modestas posibilidades, a ayudar a quebrar esa especie de exclusivo, excluyente y sórdido reino de lo razón universal en el que, pese a sus ropajes democráticos, detectamos un alma totalitaria. Al ser artículos que tratan de forma general -los dos primeros- o bien se fijan en aspectos muy concretos de la Konservative Revolution -e incluso del nacional-socialismo, al referirse a los llamados trotskistas de este movimiento- el lector observará ciertos saltos que, en principio, requerirán toda su atención. Creemos, sin embargo que, valorados en conjunto, conforman una introducción más que aceptable a un tema por el que Ediciones Acebo Dorado se interesará en un próximo, texto ceñido a aspectos puramente ideológicos de aquel singular movimiento.
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Prólogo de Carlos Caballero Jurado
Creo que fué Goethe quien dijo que la cultura se presentaba de manera distinta en Francia y en Alemania. Comparándola con un árbol, afirmaba que la cultura crecía en Alemania como raíces y en Francia como flores Es una hermosa parábola para señalar lo que quizá sea más llamativo de la cultura alemana: su opacidad.
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CITAS
"El nacionalismo moderno... desea lo extraordinario. No quiere moderación... sino su cualidad productiva básica, su fortaleza espiritual... La guerra es la madre del nacionalismo. Lo que nuestros literatos e intelectuales digan sobre esto carece de importancia. La guerra es la experiencia de la sangre, así que todo lo que importa es lo que los hombres tengan que decir de ella... La guerra es nuestra madre, ella nos ha parido en la hinchada panza de las trincheras, como una nueva raza, y nosotros reconocemos con orgullo nuestro origen. Consecuentemente nuestros valores deben ser valores heroicos, los valores de los guerreros y no el valor del tendero que quiere medir el mundo con su vara de medir telas. Nosotros no queremos lo útil, práctico y agradable sino lo que es necesario y que el destino obliga a desear".Ernst Jünger"Es preciso unir a las juventudes comunistas y hitlerianas y con ayuda de esos batallones unidos mandar al diablo a los ladrones de la gran industria y las finanzas con su apéndice corrupto de ordenanzas de mierda y de cagadores en florero y luego establecer como ley suprema, la única ley decente, la camaradería... Y puedes llamar a esto socialismo o nacionalismo, me importa un carajo".Ernst von Salomón |
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