Natale, la più antica festa dei popoli europei
Dai Saturnalia romani alla nordica Iduna: è la vittoria del Sole a fondare un’identità
Il processo di sedentarizzazione delle tribù in Europa, e ovunque nel mondo indoeuropeo, ha comportato l’emergere definitivo dell’agricoltura come principale attività di sussistenza e, di conseguenza, la necessità di tenere conto del ciclo delle stagioni e del Sole. Da quel momento, nel continente boreale, gli esseri umani hanno scandito la loro vita al ritmo di una liturgia.
Non a caso la liturgia è il fondamento più solido di una religione : nessun libro sa spiegarlo meglio di Apocalypse di David Herbert Lawrence.
L’anno,
infatti, non è altro che un ciclo, con un punto più alto (e più freddo)
e uno più basso (più caldo). Stiamo parlando dei solstizi:
quello d’estate annuncia il tramonto del sole, quello d’inverno il suo
ritorno, il trionfo della vita sulla morte della natura, provocata dalle
prime gelate autunnali.
Per i nostri antenati il solstizio d’estate
era una festa triste, celebrata mentre erano impegnati a recuperare il
raccolto e a fare conserve in vista della cattiva stagione. Il solstizio d’inverno
era, invece, una festa gioiosa, durante la quale mangiavano felici,
offrendo cibo e regali e promettendo ai propri cari gentilezza e
affabilità.
Le feste solstiziali dell’inverno si celebrano da tempo immemorabile: i riti romani più arcaici erano i Saturnalia,
i quali, prima di acquisire una discutibile reputazione, erano
originariamente caratterizzati da un significato orientato alla sobrietà
e alla sopportazione. Nel Nord Europa, invece, si festeggiava Iduna,
la dea della giovinezza e della fertilità, dei frutti e delle primizie,
prossimi a rifiorire grazie al ritorno della stella. Più tardi, durante
il periodo imperiale, il mondo romano vide affermarsi una festa solstiziale mitraica, giunta alle nostre latitudini attraverso i cavalieri sarmati in servizio presso le legioni.
Il
cristianesimo primitivo, nato da tradizioni semitiche in cui tali culti
erano scomparsi, cercò di proibire gli antichi Saturnalia e –
più tardi, allorchè si diffuse nello spazio germanico – tutti gli altri
riti del Nord Europa legati al sicuro ritorno della fecondità.
D’altronde la Bibbia non parla mai di ” solstizio”, un termine che
etimologicamente significa “arresto del sole”, eccetto in Giosuè
10 :12-14, quando Yahweh ferma il corso del sole affinchè gli Ebrei
possano massacrare gli Amorrei loro nemici. Un’ostilità rabbiosa contro
una delle più radicate tradizioni pagane europee, che ricorda quella
espressa oggi dai Testimoni di Geova o dai salafiti radicali, che sono
soliti disturbare le feste natalizie delle nostre città con
comportamenti aggressivi, diametralmente opposti alla dolcezza verso gli
altri a cui ci inducono le nostre tradizioni in questo periodo.
L’impossibilità
di eliminare definitivamente i riti e le liturgie legate a queste
solenni festività, così radicate nelle consuetudini dei popoli (sebbene
cristianizzati), costrinse i Padri della Chiesa a mostrarsi indulgenti,
anche per reggere la competizione con il culto di Mitra, il quale,
veicolato soprattutto dai legionari di Roma, rischiava di sopraffarli. Fu proprio per questa ragione che i concili ecumenici decisero di fissare la data della nascita di Cristo il 25 dicembre,
giorno in cui veniva celebrata la principale festa mitraica. La
medesima tolleranza fu tenuta, quindi, nei confronti di tutti i simboli
abitualmente utilizzati, dalle decorazioni composte da foglie di
agrifoglio ai rami d’abete, tutti elementi vegetali percepiti come
imperituri e che, di conseguenza, rimandavano alla continuità della
vita.
Anche i principi e i re che hanno usato la Chiesa per
consolidare il proprio potere non hanno mai assunto atteggiamenti ostili
a queste antiche usanze. Al contrario, il giorno di Natale erano soliti
offrire banchetti, organizzare balli, distribuire cibo ai poveri… Molti
di loro scelsero proprio il 25 dicembre per farsi incoronare e dare
inizio al loro regno, ponendolo in questo modo all’inizio di un nuovo
ciclo solare. Tra di essi Carlo Magno, che si fece
incoronare imperatore la Notte di Natale a Roma. Sebbene molti teologi
medioevali giudicassero negativamente i banchetti, i giochi, le danze e
gli schiamazzi, fu impossibile abolire queste feste. Quando i teologi
più fanatici cominciarono a prendere di mira i teatrini che venivano
allestiti in occasione delle festività, essi vennero sostituiti da
scenografie fisse e da piccole figure esplicative che col tempo daranno
origine ai pastori dei nostri presepi.
Il Natale è dunque il frutto della cristianizzazione dei Saturnalia,
dei riti agrari diffusi in tutta Europa e del culto di Mitra. Non
potendo sradicare questi antichi culti, la Chiesa istituì, nei giorni
successivi ai solstizi, due feste collegate alla propria liturgia :
quella di San Giovanni Battista (24 giugno) e quella di San Giovanni
Evangelista (27 dicembre). Da secoli, il 24 giugno nelle campagne si
festeggia il Sole lanciando in aria delle rotelle fiammeggianti dalla
cima dei tumuli di grano, che, quando cominciano a scendere verso il
basso, ricordano il sole che perde il suo vigore. Il 27 dicembre,
invece, la festa di San Giovanni d’Inverno annuncia la Buona Novella,
come i Vangeli, uno dei quali scritto proprio dal discepolo prediletto
da Gesù. Pertanto l’annuncio della Buona Novella da parte del
più giovane degli Apostoli è paragonabile al ritorno vittorioso del
Sole, il Sol Invictus degli antichi Romani.
Di recente, il famoso filosofo francese Michel Onfray,
che si autodefinisce non cristiano e anticlericale, ha curato la
realizzazione di un video molto ben fatto in cui mostra come la
religiosità popolare abbia sempre onorato Cristo (più Pantocrator che
sofferente) in forme analoghe a quelle dei culti solari più arcaici: per
questo i cori absidali delle cattedrali sono costruiti in modo tale che
i raggi del Sole raggiungano l’altare maggiore esattamente il giorno
del Solstizio d’Estate, mentre i galli metallici corrono sui campanili
per la semplice ragione che il gallo è per eccellenza colui che ogni
mattina annuncia l’alba e il sorgere del Sole.
Nei paesi cattolici
questa fusione di culti agrari e cristiani non ha mai causato
particolari problemi, a differenza di quanto accaduto dopo la Riforma
protestante, in particolare in quelle aree soggette al calvinismo e al
presbiterianesimo, dove le celebrazioni del Natale furono per un certo
periodo vietate. E’ quanto avvenne in Scozia nel 1583 e in Inghilterra
nel 1642, quando i puritani di Cromwell assunsero temporaneamente il potere. Al tempo della dittatura di Cromwell gli inglesi furono obbligati a lavorare il 25 dicembre.
Allora le sette protestanti, che comunque ancora animano il deep state
dei paesi anglosassoni, furono in un certo senso sconfitte, perchè le
feste natalizie (e le antiche usanze) seppero ripiegare nella sfera
privata e familiare, resistendo al divieto di cittadinanza nella sfera
sociale pubblica.
Ma l’offensiva contro il Natale degli ambienti protestanti, dei salafiti e delle varie sette ha ripreso vigore negli ultimi tempi:
il loro radicalismo iconoclasta si esprime oggi nella prassi economica
neoliberista, che pretende di tenere aperti i supermercati fino
all’ultimo minuto prima della Vigilia di Natale, sottraendo la festività
al calendario liturgico.
Un tipico esempio dello sforzo volto alla
distruzione delle più belle e innocenti tradizioni europee è
rappresentato dalla Francia dei nostri giorni governata da Macron, espressione degli Young Leaders neoliberali agli ordini delle officine del deep state americano.
Il
neoliberismo macroniano si accompagna al dissacrante voltairismo
laico-rivoluzionario francese, un avatar particolarmente perverso da
sempre impegnato in un’azione volta allo sradicamento e alla
distruzione. Notre-Dame è bruciata e non passa settimana senza che una
chiesa o una statua della Madonna venga distrutta dall’ennesimo incendio
o a martellate; si proibiscono i presepi e a far rispettare questo
anatema è una polizia particolarmente brutale. E così l’opera dei
teologi del Basso Impero, dei presbiteriani, dei puritani alla Cromwell,
del fanatismo giacobino e dei jihadisti salafiti (alleati oggettivi del
potere dominante) viene oggi portata a compimento nelle ex province
galliche dell’antico Imperium Romanum.
(traduzione di Alessandro Sansoni)
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